Presentazione della scuola
Con D.R. 4447 del 16/10/2015 è istituita la Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni.
La Scuola raccoglie, unisce e rinnova le esperienze consolidate delle Scuole di Architettura e Società, Architettura Civile e Ingegneria Edile-Architettura del Politecnico, coniugando gli apporti delle scienze umane e delle arti con quelli delle scienze esatte e delle tecniche. A questo fine intende rafforzare la collaborazione tra le competenze specialistiche presenti nell’Ateneo, che costituiscono i necessari contributi per delineare un coerente e adeguato processo formativo. Alla Scuola sono raccordati i Dipartimenti DAStU, ABC e DICA e Dipartimento di Matematica.
Progetto didattico - culturale
Architettura come metafora della Costruzione
Il Progetto culturale e didattico della Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni (AUIC) persegue l’obiettivo in primo luogo di formare “laureati competenti nel campo specifico della progettazione e della costruzione, in grado di misurarsi responsabilmente con i problemi che la realtà pone a più livelli e su diversi temi: dall’edificio allo spazio interno, dalla città al territorio, al paesaggio, al patrimonio culturale; in secondo luogo, di alimentare la centralità del progetto “inteso, nella sua unità, come sintesi di saperi molteplici” e sul nesso tra questa pratica e i principi fondativi della cultura politecnica, per la “formazione di laureati capaci di condurre a unità le diverse discipline che prendono responsabilmente parte ai progetti di trasformazione dell’ambiente fisico”; in terzo luogo, di attivare la Scuola come “luogo di produzione della conoscenza oltre che di trasmissione del sapere, in coerenza con il ruolo di anticipazione e di elaborazione culturale che appartiene all’Università […] punto di riferimento di un processo di profondo cambiamento che richiede importanti contributi sia sul piano della definizione di nuovi ruoli professionali, sia sul piano di processi innovativi capaci di ridare competitività, ma anche di delineare una svolta sul piano della qualità dell’habitat futuro”.
L’obiettivo di fondo è quello di dare forma a una precisa collocazione e caratterizzazione della Scuola AUIC entro il sistema universitario del Paese, coniugando la solida tradizione delle scuole di architettura italiane con esperienze profondamente innovative, individuando un preciso e peculiare spazio tra le scuole politecniche europee e internazionali.
Allo stesso tempo, nei processi di trasformazione dell’ambiente costruito si mostrano particolarmente competitive quelle strutture di progettazione e gestione di medie e grandi dimensioni in grado di mettere a disposizione dei committenti competenze articolate e adeguate alla complessità e alle dimensioni crescenti degli interventi. All’interno di queste strutture si richiedono competenze e abilità differenti rispetto a quelle traguardate dalla didattica tradizionale e su questo occorre fare un grande sforzo di aggiornamento non tanto, o soltanto, nell’architettura disciplinare dei corsi di studio ma anche, e soprattutto, sul versante dei contenuti e delle modalità didattiche dei singoli insegnamenti. Sul versante della transizione ecologica si rende necessario un atteggiamento che affranchi la trattazione del tema della sostenibilità ambientale dal carattere di ambiguità e indeterminatezza che l’ha fin qui connotata. La Scuola di architettura di Milano è stata antesignana sul fronte dell’introduzione nella didattica dei temi ambientali con l’attivazione, nel 2001, del corso di laurea in Architettura ambientale. Questa attenzione è stata puntualmente ripresa nel progetto culturale e didattico istitutivo della Scuola AUIC, e ora deve essere ulteriormente approfondita come elemento connotante dell’esperienza formativa dei nostri studenti. Occorre pertanto riprendere il tema e precisarlo, con l’obiettivo di formare studenti in grado di affrontare la sostenibilità ambientale in una prospettiva ampia, capace di comprendere anche la dimensione sociale ed economica, di utilizzare tecniche e strumenti innovativi, di gestire metriche adeguate per verificare l’efficacia delle soluzioni proposte.
Sul versante della digitalizzazione occorre prendere coscienza della specificità che le trasformazioni in atto assumono nel nostro ambito. L’ambiente costruito è una specie del tutto particolare di artefatto: complesso, molteplice, esito di stratificazione culturale, portatore di una fisicità straordinaria, finalizzato a costituire habitat capaci di rispondere alle esigenze, non solo fisiche, di chi li abita. L’ibridazione digitale della fisicità dell’ambiente costruito e dei relativi processi di trasformazione non può pertanto essere orientata a una semplice virtualizzazione e smaterializzazione delle cose, dello spazio, delle strutture organizzative, ma piuttosto deve essere indirizzata alla riprogettazione e al potenziamento della realtà al fine di conferire ad essa connotati meglio rispondenti agli specifici bisogni di tutti i soggetti interessati. Il tema della digitalizzazione deve essere affrontato andando oltre al semplice potenziamento delle abilità sul versante dei software e dell’utilizzo delle banche dati, definendo le coordinate per un cambiamento culturale.
La visione è chiara, forse lo era da tempo. È ora il momento di perseguirla con decisione e altrettanta chiarezza, considerando la progettualità come baricentro dell’intero percorso formativo. Una progettualità intesa come luogo del confronto tra il senso della possibilità e il senso della realtà. Una progettualità che, contro la dittatura del presente, sappia mettere al centro della sua riflessione teorica e della sua azione pratica un’idea di futuro. Una progettualità capace di mettere a fuoco la questione dei fini, sempre più spesso inchiodati alla condizione della necessità e dell’inevitabilità, e non soltanto quella dei mezzi. Una progettualità fondata sulla conoscenza e sulla competenza tecnica ma al contempo sulla consapevolezza culturale, intesa come capacità di collocare l’attività progettuale in un preciso contesto di riferimento sociale, economico, produttivo. Una progettualità che, a fronte della sempre più marcata tendenza alla specializzazione, sappia agire all’interno di una prospettiva ampia, di confronto critico con le pressanti esigenze della società, le ingerenze dell’economia, le ragioni della produzione.