Curatore/i: Emilia Corradi - Giulia Setti
(...) Ma se si pensa alla sperimentazione probabilmente si deve necessariamente pensare al coraggio e alla coerenza. Una sperimentazione ha tanto valore se ha il coraggio di presentarsi come tale e fame per essa, una battaglia. Quando si sperimenta si accetta anche la linea esterna, diversa. (...)
Giangiacomo D'Ardia
Diacronie. Giangiacomo D’Ardia. Progetti di architettura 1967-2017. La mostra presenta una raccolta critica di materiali e progetti elaborati da Giangiacomo D’Ardia in un ambito cronologico che va dal 1967 al 2017. Al suo interno sono ospitate, attraverso disegni, schizzi, modelli, foto, sia opere realizzate che progetti di ricerca e di sperimentazione, sia già esposti in contesti internazionali sia appartenenti a diverse collezioni pubbliche e private.
Obiettivo della Mostra è quello di documentare ed illustrare un percorso di ricerca progettuale e didattico sull’architettura e sul paesaggio con un taglio critico ed un punto di vista molto particolare, che ha avuto come campo di indagine sia in contesti storici che paesaggi fragili in un arco temporale di cinquanta anni.
Una mostra in bilico tra ricerca e applicazione, in cui le relazioni tra figure e forme dell’architettura vengono raccontate attraverso un rimontaggio analogico.
In occasione dell’inaugurazione la prof. Laura Thermes ha tenuto una lezione sull’opera di Giangiacomo D’Ardia e sul contributo apportato nel dibattito culturale italiano e internazionale.
Giangiacomo D’Ardia (Roma 1940) si è laureato in Architettura a Roma nel 1967. È titolare della Cattedra di Progettazione e Composizione Urbana, e del corso di Architettura dei Grandi Complessi e delle Infrastrutture presso la Facoltà d’Architettura di Pescara dell’Università degli Studi “G. D'Annunzio” di Chieti; dal 1997 è direttore del DAU, e dal 2000 del DAIP. E’ direttore della collana Ossimori (DAU).
Durante gli anni ‘70 e ’80 la ricerca di D’Ardia si è sviluppata principalmente sulla città storica, intervenendo con eleganti cuciture, attuate utilizzando temi e simboli della città costruita in continuità al contesto architettonico esistente, ma non disdegnando l’uso di materiali, di elementi della ricerca contemporanea (di questo periodo sono i lavori su via del Corso e su piazza della Rotonda). Ha in seguito rivolto la sua ricerca alla progettazione in grande scala, spinto dalla considerazione che le urgenze vengono da tematiche che sempre più, in una realtà satura come quella italiana, conducono a risultati invasivi nei confronti del nostro patrimonio, e che è assolutamente contraddittorio che le soluzioni relative ai sistemi infrastrutturanti avvengano solo su quei piani non incidenti sulle scelte di carattere formale ma comportanti risultati formalmente dirompenti.
Il suo impegno teorico si esplica dirigendo, tra l’altro, alcune ricerche del CNR : ad esempio quelle su "La Casa isolata nel Paesaggio Italiano" e su "Metodologie d'intervento progettuale e di recupero architettonico dei sistemi infrastrutturali, ferroviari, stradali e delle relative costruzioni di servizio lungo la fascia costiera abruzzese marchigiana”; attualmente è Coordinatore Scientifico Nazionale di una ricerca MURST 40% sul tema "La Costruzione del Territorio".
Dal 1996 è nel Comitato di Direzione della rivista «AREA». E' stato invitato per conferenze e seminari sulle tematiche della sua attività di ricerca in numerose Università tra cui quelle di Vienna, Waterloo (Canada), Madrid, Buenos Aires, Cordoba, Lubijana, Montevideo.
Caratteristica della ricerca di D’Ardia nel corso degli anni Ottanta è l’attrazione verso la classicità, ribadita anche dal tipo di disegno scelto per rappresentare i propri lavori. Si tratta per lo più di china data a mano libera, proponendo tecniche espressive proprie dell'Accademia, disegnando ad un rapporto di scala ravvicinato, e secondo proiezioni ortogonali che rappresentano il progetto in prospetto, inserito nel suo intorno. Il contesto in questi anni è esclusivamente la città consolidata, ed i disegni hanno l’evidente intenzione di esaltare l’attenzione verso il continuum urbano, ma dando al progetto un carattere dominante, grazie a raffinati rapporti di misura e di calibrazione della materia e della grafia dei prospetti, che acquistano un valore monumentale, reso proprio dall’elegante rarefazione degli elementi che disegnano il progetto. Tra questi si annoverano alcuni tra i più noti progetti di D’Ardia, come gli edifici shinkeliani per Berlino o il progetto per un museo d’Arte Moderna nella Ca’ Venier dei Leoni a Venezia, ideato con Ariella Zattera, progetto premiato alla III Biennale di Venezia con il leone di Pietra.
Tra i suoi progetti più recenti sono da ricordare la ristrutturazione di Piazza di Pietra a Roma, con Carmen Andriani, il progetto per il Borghetto Flaminio a Roma, Concorso internazionale d’idee del 1995, presentato in "Le voci emergenti" della Biennale di Venezia, il progetto selezionato nel Concorso internazionale di progettazione per il ponte dei Congressi a Roma del 1999, la costruzione della chiesa S. Romano al quartiere Gallaratese di Milano (1990-94). [Fonte Donata Tchou]
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