Curatore/i: Francesca Belloni e Durisch + Nolli Architetti
© Photo courtesy of Durisch + Nolli Architetti
Nella nostra quotidianità siamo continuamente confrontati con i più svariati Materiali – immagini, segni, testi, saggi, ispirazioni e argomenti – offerti dalle più diverse discipline e campi della vita umana. Questa molteplicità e complessità di Materiali costituisce un fattore molto importante per la nostra vita e per il nostro lavoro, che l’immaginazione deve assimilare e trasformare. Oltre a questa raccolta spontanea e piuttosto immediata di Materiali, svolgiamo poi una continua ricerca proattiva e mirata nei libri, nelle biblioteche, negli archivi e nei siti, alla ricerca di Materiali specifici direttamente correlati ai nostri progetti, all’Architettura o a determinati argomenti di interesse. L’esercizio della pratica professionale ci ha insegnato nel tempo come ottenere il meglio da questi Materiali e applicarlo ai nostri progetti. Ma, per creare la giusta atmosfera, cercando l’espressione appropriata e l’equilibrio di ogni progetto, dobbiamo anche essere in grado di controllare gli aspetti fisici dell’Architettura. In altre parole, dobbiamo essere Costruttori.
[Aldo Nolli & Pia Durisch Durisch + Nolli. Materials, F. Belloni (a cura di), Maggioli, Sant’Arcangelo di Romagna 2023, quarta di copertina]
“Alla luce dei lori lavori, si potrebbe sostenere che il fil rouge dell’attività di Durisch Nolli, al di là delle occasioni contingenti e delle peculiarità di ogni progetto, abbia a che fare con il concetto di decoro nella sua enunciazione classica, ma soprattutto nell’interpretazione loosiana, quale rapporto equilibrato tra tipo, linguaggio e costruzione.”
Francesca Belloni
La mostra è una sintetica presentazione di alcune delle opere più importanti dello studio Durisch + Nolli. Tra i progetti esposti: il Centro Formazione Professionale SSIC a Gordola, il Tribunale penale federale di Bellinzona, il Centro sci nordico a Campra e il m.a.x. Museo a Chiasso. Il piccolo libro dal titolo Dursich + Nolli Materials, pubblicato in occasione della mostra, presenta sinteticamente i progetti esposti e attraverso i disegni dimostra che per Pia Durisch e Aldo Nolli “costruire significa intervenire in un equilibrio esistente, modificandolo in modo irreversibile. La sfida consiste nel riconoscere l’essenza di un luogo con lo scopo di creare un nuovo equilibrio, condensando tutti i materiali dati in un’idea, riducendoli a un’essenza, in modo da creare una nuova realtà, che dia la sensazione di riposare di per sé, dotata di una propria naturalezza.” [Durisch Nolli e il decoro delle architetture di pubblica utilità]
Lo studio Durisch Nolli viene fondato nel 1993 da Pia Durisch e Aldo Nolli che, fin dai primi anni, dedicano in maniera programmatica la loro attività ad architetture di pubblica utilità. Tale dicitura vuole essere evocativa della propensione di Durisch Nolli a costruire insistentemente e con continuità per il bene comune, cioè a far convergere la propria ricerca progettuale attorno a tale questione. Cosa questo voglia dire in termini operativi e come si traduca nella pratica del progetto lo dimostra la realizzazione di una serie di edifici che si identificano in primo luogo con l’obiettivo di declinare in forme architettoniche il più appropriate possibile il carattere comunitario e sociale delle funzioni ospitate. In questo senso sono da leggersi gli elementi attraverso cui si ogni progetto prende forma: innanzitutto lo specifico rapporto con la struttura del luogo in cui il progetto si insedia, ottenuto attraverso la costruzione di relazioni puntuali tra l’edificio e il corpo della città, a cui, sul piano architettonico, fanno da contraltare la misurata interpretazione delle relazioni spaziali tra interno ed esterno, la rigorosa conformità della distribuzione rispetto all’impianto tipologico e la particolare attenzione per gli aspetti costruttivi. Francesca Belloni
© Photo courtesy of Durisch + Nolli Architetti
A partire dagli studi all’ETH di Zurigo – Pia Durisch si diploma nel 1989 con Flora Ruchat Roncati mentre Aldo Nolli nel 1984 con Dolf Schnebli – passando per la pratica nello studio di Santiago Calatrava a metà degli anni Ottanta e raccogliendo l’eredità dell’architettura ticinese della “Tendenza”, Durisch Nolli intraprendono un percorso di progressiva messa in forma di un’architettura orientata alla sobrietà, alla razionalità e all’efficacia comunicativa con l’obiettivo di elaborare un linguaggio critico attento alle istanze locali – o forse sarebbe meglio dire al locus e alla sua trascrizione architettonica – e al contempo capace di superare le contingenze, per definirsi autonomamente e in ogni singola occasione come interpretazione conveniente del carattere del sito e delle specificità del programma. È interessante notare come tale approccio aperto si produca esclusivamente attraverso gli elementi costruttivi del progetto che diventa strumento di lettura della città intesa quale stratificazione storica di progetti e intenzioni. In questo senso non è un caso Durisch Nolli citino spesso, come specifico riferimento culturale, l’enunciato rossiano secondo cui la città è da intendersi «come costruzione della città nel tempo»; è infatti all’interno di questo ambito di riferimenti che assume valore l’intenzione ostinata e continua di costruire per il bene comune, attraverso progetti identificabili come parte del sistema urbano.
Per individuare le specificità di tale approccio è utile riferirsi a tre opere in particolare che rappresentano momenti decisivi dell’attività dello studio. Il primo è il m.a.x. Museo a Chiasso del 2005: la trasformazione di un’area in stato di abbandono attraverso la realizzazione di un polo culturale d’importanza regionale è l’occasione per definire un nuovo assetto urbano attraverso la costruzione di una sala espositiva e la trasformazione in sala multiuso di un ex capannone industriale. Il volume compatto e sintetico del museo, posizionato su una sorta di podio e orientato secondo l’andamento in quel punto della strada tangente al sito, agisce da elemento ordinatore per tutto il comparto, rivelandosi capace di restituire un carattere identitario all’intera porzione urbana interessata dal progetto. Ogni elemento – dalla scelta dei materiali alla definizione dei principi strutturali – collabora a specificare il carattere del progetto, la sua anima, alla ricerca dell’espressione adeguata attraverso un processo di riduzione formale ai minimi termini.
In maniera analoga, anche se in condizioni completamente differenti, opera il progetto per il Centro di formazione professionale a Gordola del 2010. Ancora una volta l’edificio risponde in modo sintetico al programma funzionale mettendo in opera una sorta di empirismo tecnico, che fa dell’appropriatezza dei materiali e della loro rispondenza costruttiva il mezzo e il fine del progetto stesso, espressione ultima delle intenzioni e del carattere dell’edificio nonché interprete delle condizioni eccezionali del sito.
Il Tribunale penale federale di Bellinzona del 2013 torna alla città e al patrimonio costruito. Realizzato in collaborazione con Bearth & Deplazes, si definisce come un innesto che amplia e completa il corpo di fabbrica in stile neorinascimentale dell’ex Scuola cantonale di commercio. Il tema del decoro è centrale: innanzitutto per il ruolo urbano del progetto, che si insedia all’interno di una sorta di cittadella delle istituzioni sul modello del Ring viennese, in secondo luogo per il rapporto di prossimità con l’edificio esistente, che il progetto interpreta lavorando per riduzione linguistica, in ultimo per il valore simbolico della funzione che l’edificio ospita, esempio di necessaria adeguatezza formale e rispondenza espressiva. In questo caso il decoro si traduce in una attenta cura per il dettaglio a tal punto che è proprio e quasi esclusivamente nel rapporto tra forma e costruzione a specificarsi il carattere civile dell’edificio. Ciascuna scelta progettuale, e in particolare la soluzione di copertura voltata impiegata per le aule ove si celebrano i processi, rivela come ogni elemento della costruzione sia concepito per assumere la forma più conveniente e adeguata alla sua figurazione.
Tre progetti che, seppur con risultati molto differenti, sembrano dimostrare come il decoro – secondo l’etimologia latina del termine decus, da cui ‘decoroso’ – se inteso quale fine ultimo del progetto, diventi per Durisch Nolli attore attivo, tanto da contribuire a stabilire il grado di necessità della ricerca progettuale e orientarne gli esiti.
[testo di Francesca Belloni tratto dal libro Durisch + Nolli Materials]
© Photo courtesy of Durisch + Nolli Architetti
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Locandina Durisch + Nolli Architetti
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