Curatore/i: Laura Daglio, Maurizio Masi, Davide Moscatelli, Lola Ottolini
"… fermamente abbarbicato a due dei tre suoi compagni ossigeni di prima, uscì per il camino e prese la via dell’aria. … Fu colto dal vento, abbattuto al suolo, sollevato a dieci chilometri. Fu respirato da un falco, discese nei suoi polmoni precipitosi, ma non penetrò nel suo sangue ricco, e fu espulso. Si sciolse per tre volte nell’acqua del mare, una volta nell’acqua di un torrente in cascata, e ancora fu espulso. Viaggiò col vento per otto anni, ora alto, ora basso, sul mare e fra le nubi, sopra foreste, deserti e smisurate distese di ghiaccio; poi incappò nella cattura e nell’avventura organica. … Il nostro atomo di carbonio entra nella foglia, collidendo con altre innumerevoli (ma qui inutili) molecole di azoto e ossigeno. Aderisce a una grossa e complicata molecola che lo attiva, e simultaneamente riceve il decisivo messaggio dal cielo sotto la forma folgorante di un pacchetto di luce solare: in un istante, come un insetto preda del ragno, viene separato dal suo ossigeno, combinato con idrogeno e (si crede) fosforo, ed infine inserito in una catena, lunga o breve non importa, ma è la catena della vita." [Il sistema periodico, Primo Levi descrive il viaggio senza fine di un atomo di carbonio]
Scales of transformation. Tra Architettura e Ingegneria Chimica
PRIMA MOSTRA DI CULTURA POLITECNICA
Che cosa accomuna architetti e ingegneri chimici?
L’uomo ha da sempre modificato il mondo che lo circonda per adattarlo e, con le più buone intenzioni, migliorarlo alle proprie esigenze.
In questo, l’architetto e l’ingegnere sono coloro che intervengono in prima persona, che, se occorre, si sporcano le mani, plasmano e modificano ciò che trovano, progettano, costruiscono, eserciscono, apportano, nel tempo, varianti e trasformazioni.
Architettura e ingegneria chimica hanno a che fare con la trasformazione della materia alle diverse scale: dallo spazio interno agli edifici, dalla città al paesaggio, attraverso un’azione progettuale che interviene sulla natura per cercare di rispondere ai bisogni della collettività, grazie a processi industriali che rendono l’innovazione tecnologica disponibile per tutti, non senza conseguenze sull’ambiente e la società.
La mostra esplora queste connessioni scoprendo affinità inedite, rivelando l’invisibile, superando luoghi comuni, non per dare risposte, ma porre domande, offrire ai visitatori spunti per una conoscenza più approfondita, sollecitare riflessioni, generare consapevolezza e coscienza critica.
Si tratta di un racconto che si sviluppa su più livelli di comunicazione e rinuncia ad una scientifica trattazione sistematica per svolgersi attraverso la selezione di alcune “storie” emblematiche rappresentate con immagini, oggetti, disegni, simulazioni e modelli, attuali e d’archivio che espongono, in una prospettiva cronologica, le tante e inaspettate connessioni mettendole in relazione con il contesto storico, economico, produttivo, sociale, culturale nei 160 di storia del Politecnico di Milano.
Con “Scales of Transformation. Tra Architettura e Ingegneria chimica” il Politecnico di Milano inaugura un ciclo di mostre che racconta e valorizza la “cultura politecnica”: un approccio alla scienza, alla tecnologia, all’arte che integra la cultura tecnica con quella umanistica come forma di conoscenza, valorizzando il progetto come unico modo per intervenire sulla società e sull’ambiente in un’ottica di sostenibilità.
Le iniziative intrecciano più ambiti disciplinari per evidenziare questa matrice comune e coinvolgere i visitatori su alcune questioni chiave della contemporaneità. Rivolte al grande pubblico, perseguono la missione dell’università che è quella di aprirsi alla città, condividere risultati, generare conoscenza nei confronti della società civile.
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Locandina
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Inaugurazione
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Comunicato stampa
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Colophon
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